IL REPARTO DI ONCOEMATOLOGIA

Diagnosi

I sintomi d’esordio di un tumore pediatrico, come abbiamo detto, non sono specifici e possono riscontrarsi in altre situazioni cliniche di natura infettiva e non infettiva: febbre, dolori diffusi, astenia, inappetenza, pallore. È importante, pertanto, effettuare degli esami o delle indagini ematologiche (emocromo, agoaspirato midollare, biopsia osteomidollare, biopsia linfonodale), radiologiche (Rx, TAC, RMN), ecografiche a scopo diagnostico quando la sintomatologia risulta persistente, poco responsiva ai comuni trattamenti sintomatici, oppure ricorrente a breve distanza di tempo.

 

La leucemia, che è la più comune neoplasia dell’infanzia, si può presentare con febbre, pallore, linfonodi ingrossati, aumento delle dimensioni di fegato e milza.

In caso di sospetto diagnostico è necessario eseguire subito i seguenti esami:

 

  • emocromo per evidenziare o meno la presenza di valori anomali di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine.
  • l’analisi del midollo osseo: si tratta di un prelievo di sangue midollare eseguito mediante puntura ossea a livello del bacino che permette di analizzare le caratteristiche delle cellule midollari emopoietiche. L’esame viene eseguito a bambino addormentato (sedazione breve) in modo da non provocare dolore o molto più raramente in anestesia locale.

Trattamenti/Terapia

Il trattamento dei tumori infantili si basa su diversi tipi di intervento che dipendono dal tipo di tumore, dalla estensione del tumore (stadio) e dalle caratteristiche biologiche delle cellule, come:

 

  • Chemioterapia: si tratta di farmaci che agiscono bloccando la replicazione delle cellule. Dato che i tumori infantili sono caratterizzati, in genere, da una rapida proliferazione cellulare, la chemioterapia rappresenta un trattamento molto efficace. Si associa però ad effetti collaterali dovuti all’azione su tessuti o organi non malati: tipico esempio è la mucosite o la perdita dei capelli. I farmaci chemioterapici in età pediatrica sono prevalentemente somministrati per via endovenosa e in combinazione (polichemioterapia) per aumentarne l’efficacia.
  • Chirurgia: la chirurgia è importante soprattutto nei tumori cosidetti “solidi” cioè quelli che si presentano come una massa che cresce a livello di un organo o di un apparato, come l’osso, il rene, il muscolo, il cervello. In questi tumori, la chirurgia è indispensabile per fare la diagnosi (biopsia del tumore oppure, laddove possibile, rimozione completa della massa) o per rimuovere il residuo tumorale dopo che il paziente ha eseguito il trattamento con la chemioterapia (second look chirurgico).
  • Radioterapia: si basa sulla capacità delle radiazioni ionizzanti di bloccare la proliferazione cellulare ed uccidere le cellule tumorali. Le tecniche di radioterapia utilizzano elettroni oppure protoni; esse sono molto migliorate rispetto al passato avendo la capacità di concentrare maggiormente le radiazioni sul tessuto tumorale. Infatti, gli effetti collaterali della radioterapia, sono proporzionali all’irradiazione “non desiderata” dei tessuti sani vicini al tumore. Un tipo particolare di radioterapia è la radioterapia corporea totale (total body irradiation) che viene utilizzata, in associazione con la chemioterapia, per preparare il paziente a ricevere il trapianto di cellule staminali emopoietiche, in particolare nei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta.
  • Terapia bersaglio (target): si tratta di una terapia antitumorale basata su farmaci che bloccano un meccanismo specifico cellulare che è responsabile della trasformazione maligna della cellula, oppure su farmaci che agiscono solo sulla cellula tumorale mediante il riconoscimento di caratteristiche specifiche (antigeni tumorali).
  • Terapia biologica: si tratta di una terapia antitumorale basata su farmaci (anticorpi monoclonali) che potenziano la capacità del sistema immunitario del paziente di riconoscere ed eliminare la cellula tumorale.
  • Trapianto di midollo osseo (TMO) detto anche Trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE): si tratta di un trapianto in cui un organo “liquido”, il midollo osseo emopoietico, localizzato nella parte spugnosa delle ossa, viene prelevato da un donatore e trapiantato in un paziente. E’ indicato nei pazienti in cui è necessario sostituire il midollo osseo malato con un midollo osseo sano, ad esempio per una forma di anemia grave congenita o ereditaria (talassemia, anemia di Fanconi, anemia di Blackfan-Diamond, drepanocitosi), per una malattia genetica (mucopolisaccaridosi), per una leucemia resistente alla chemioterapia, per una forma di insufficienza midollare grave (anemia aplastica). Dato che il midollo osseo (o le cellule staminali emopoietiche) dà origine anche al sistema immunitario, è importante eliminare il midollo osseo del paziente prima di un trapianto. Questo avviene tramite la preparazione pre-trapianto, chiamata “condizionamento”, in cui sono somministrati farmaci chemioterapici ad alto dosaggio, con o senza radioterapia corporea totale, per eliminare completamente il midollo osseo del paziente (effetto mieloablativo) ed immunosopprimere il paziente, al fine di evitare il rigetto del midollo del donatore.

Si parla di trapianto autologo quando le cellule staminali sono prelevate dallo stesso paziente settimane o mesi prima del trapianto, criopreservate e successivamente infuse nel paziente al momento del trapianto. Questo tipo di trapianto è utilizzato per accelerare il recupero ematologico del paziente dopo la somministrazione di una dose elevata di farmaci chemioterapici.

Si parla di trapianto allogenico quando il donatore è una persona sana, diversa dal paziente (es. un familiare o donatore volontario iscritto nei registri dei donatori) che effettua la donazione per un paziente malato. La donazione può essere effettuata giorni o settimane prima del trapianto (in questo caso le cellule sono criopreservate) oppure lo stesso giorno in cui si effettua il trapianto del paziente.

Il prelievo delle cellule staminali può essere effettuato dal midollo osseo del donatore mediante puntura ossea, in anestesia, in sala operatoria, oppure mediante la raccolta delle cellule staminali dal sangue venoso (processo di leucaferesi) dopo aver stimolato il donatore con un farmaco (fattore di crescita) che induce il passaggio delle cellule staminali dal midollo osseo al sangue circolante (mobilizzazione).

In genere, il trapianto viene effettuato mediante l’infusione del midollo osseo/cellule staminali per via endovenosa.

  • Terapia cellulare CAR T: si tratta di una terapia innovativa, in continua espansione, in cui i linfociti T del paziente sono raccolti mediante leucaferesi ed ingegnerizzati in laboratorio per riconoscere e distruggere le cellule tumorali che esprimono specifici antigeni tumorali. Una volta preparati, questi linfociti sono infusi nel paziente preparato con un regime di chemioterapia ad azione immunosoppressiva ed antitumorale.

Fonte:

dott. Cesaro Simone